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Cohousing: un’evoluta forma di abitare tra cultura, sostenibilità e condivisione

Aggiornamento: 13 giu



Nato in Danimarca negli anni '60, il cohousing affonda le sue radici nella volontà di creare comunità intenzionali basate sulla cooperazione e la condivisione. Un'innovativa forma dell’abitare che ha origine nel nord Europa, in particolare in Danimarca, dove nel 1964 l'architetto Jan Gødmand Høyer conia il termine bofælleskaber - comunità vivente - per definire un nuovo modello di vita sociale e abitativa. Tra gli esempi più noti di cohousing è il progetto danese Skråplanet, realizzato negli anni '70, che ha ispirato molte altre esperienze in Europa (Danimarca, Svezia, Paesi Bassi) e negli Stati Uniti a partire dagli anni '80 evolvendosi per adattarsi a diverse culture ed esigenze. In Italia, le prime iniziative di questo tipo risalgono agli anni Duemila, caratterizzate da residenze private e spazi comuni e dalla volontà di promuovere la socializzazione, la sostenibilità e la responsabilità condivisa.



Le comunità di cohousing promuovono infatti l'aggregazione e la coabitazione, basandosi su una gestione diretta e una manutenzione degli spazi comuni. Liberi da vincoli ideologici o religiosi, il cohousers costituiscono una comunità formata da persone che si scelgono per vivere insieme attraverso un processo partecipativo, che investe anche il disegno architettonico dell'insediamento. I cohousing sono inoltre dotati di un regolamento redatto e condiviso dai futuri residenti con ruoli di gestione e responsabilità equamente distribuiti. Ogni abitante ha la propria residenza privata, completata con i servizi necessari, integrata da spazi comuni esterni ed interni. Dalle sale per i pasti condivisi ai laboratori basati sul fai da te, orti comunitari, servizi di lavanderia e spazi dedicati ai bambini o al car sharing, i servizi possono variare per rispondere alle esigenze dei residenti.

Molteplici i vantaggi economici e sociali in termini di:

Sostenibilità ambientale: La condivisione di risorse riduce gli sprechi, promuovendo pratiche sostenibili e contribuendo alla sostenibilità ambientale.

Equilibrio tra privacy e vita sociale: Le abitazioni private, unite a spazi comuni, consentono di mantenere un equilibrio tra la vita privata e quella sociale.

Relazioni di vicinato: Le regole e la progettazione del cohousing incentivano l'amicizia e la coesione nella comunità, anche dal punto di vista architettonico e del design.



Un progetto innovativo di abitare collaborativo è stato realizzato dalla Cooperativa sociale SAD di Trento, che ha creato "Casa alla Vela": una struttura residenziale che accoglie anziani e studenti in un contesto di condivisione e solidarietà. Si tratta di un esempio di senior cohousing, un modello di convivenza che favorisce la longevità attiva e il benessere degli anziani, offrendo loro servizi, spazi comuni e relazioni sociali. Allo stesso tempo, il progetto risponde alle esigenze abitative e formative dei giovani, che possono usufruire di una sistemazione a basso costo e di un'esperienza di vita arricchente. "Casa alla Vela" rappresenta quindi una soluzione innovativa di secondo welfare, che valorizza le risorse delle diverse generazioni e stimola lo sviluppo di nuove opportunità economiche e sociali nel territorio.

Il progetto è particolarmente rilevante nel contesto globale attuale, in cui la popolazione anziana è in costante aumento e quella giovane è spesso esposta a condizioni di povertà o di esclusione sociale. Secondo le previsioni, nel 2030 una persona su sei avrà più di 60 anni e tra il 2020 e il 2050 il numero di persone con più di 80 anni triplicherà, arrivando a 426 milioni. Nel 2021, nei Paesi dell'Unione europea, il 20% dei giovani tra i 15 e i 29 anni era a rischio povertà, rispetto ad una media generale nella popolazione del 16,9%. In Italia la situazione è peggiore, con un giovane su quattro in condizione di vulnerabilità (Fonte: Eurostat 2021).

La situazione economica e sociale del nostro Paese rende infatti sempre più difficile per i giovani studenti e lavoratori accedere a una casa propria o in affitto. I costi dei mutui e degli affitti sono infatti sempre più elevati e non proporzionati ai redditi disponibili. Inoltre, la mancanza di stabilità e di garanzie nel mercato del lavoro rende ancora più complesso il raggiungimento dell'indipendenza abitativa, un elemento fondamentale per la realizzazione personale e sociale. Il cohousing si presenta quindi come una soluzione che può soddisfare sia le necessità degli anziani, contrastando l'isolamento e la solitudine, sia quelle dei giovani studenti e lavoratori che cercano un'alternativa accessibile e sostenibile per il loro alloggio.

Il cohousing San Giorgio di Ferrara costituisce un esempio di perseveranza e innovazione ecologica e tecnologica. Il progetto è nato nel 2008 da un'idea di 40 persone, poi diventate l'associazione cohousing Solidaria nel 2009. Dopo aver dialogato per diverso tempo con la Pubblica amministrazione, il cohousing si è concretizzato nel 2015 e da allora, i coabitanti hanno consolidato il loro legame, senza perdere di vista la "sostanza" e l'obiettivo originari. Si tratta di famiglie che vivono in abitazioni ecologiche dotate di soluzioni tecnologiche innovative, premiate a livello nazionale ed internazionale con il Green Building Solutions Awards 2015 e che hanno sottoscritto un Protocollo di intesa con il Comune di Ferrara, che riconosce il cohousing come una risorsa per il territorio, una realtà sociale aperta alla comunità, in grado di coinvolgere i vicini, diffondere buone pratiche e condividere le proprie competenze.


Progetto di riqualificazione dell'ex-Tabacchificio di Via Cortonese

Venendo alla nostra regione, ricordiamo il progetto di “cohousing intergenerazionale” finanziato con risorse statali che avrebbe dovuto svilupparsi presso l'ex Tabacchificio di Via Cortonese a Perugia, denominato "Villaggio Intergenerazionale". Un progetto nato con l'idea di intervenire non soltanto sull'edilizia, ma anche sul tessuto sociale, la cui realizzazione pratica sta incontrando ostacoli, sollevando interrogativi sulla sua effettiva attuazione.

A marzo dello scorso anno sono stati inaugurati gli spazi condivisi del progetto partito nel 2016 che prevede la realizzazione di 171 appartamenti in classe energetica A di varia metratura, di cui 89 risultano completati. Si tratta di spazi destinati a una comunità diversificata, inclusi anziani, studenti, giovani coppie, genitori single e famiglie. Lo spazio living delle Corti, concepito per i residenti del complesso e per la comunità circostante, vuole diventare un hub dinamico per attività collettive, culturali e sociali. Questo ambiente aperto e accogliente intende promuovere l'interazione e il dialogo tra i diversi gruppi, incentivando la cooperazione con enti e istituzioni locali. Nonostante l'annuncio del Comune e la pubblicazione di bandi per l'assegnazione, i gruppi consiliari Idee Persone Perugia e Partito Democratico Perugia hanno criticato la gestione del progetto, evidenziando ritardi e mancanza di trasparenza. Queste preoccupazioni sono state sollevate in seguito a incontri della III Commissione Consiliare, dove è stata discussa la riqualificazione dell'area. La visione del progetto è quella di un habitat solidale che favorisca l'interazione tra generazioni e promuova uno stile di vita eco-sostenibile, ma ad oggi risulta ancora in gran parte incompiuto.

I livelli di partecipazione e di autonomia dei residenti nella gestione del contesto abitativo tuttavia, non sono immuni da difficoltà. Spesso nel caso di iniziative promosse da enti pubblici, come il Comune o l'IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), la limitatezza delle risorse può compromettere la qualità dei programmi di sostegno sociale, così come la manutenzione ordinaria degli immobili o l'integrazione di tecnologie assistive negli alloggi, richiedendo competenze non ancora ben consolidate.

Nelle esperienze di riqualificazione urbana, sono spesso le cooperative di abitanti a collaborare con le amministrazioni locali e gli organismi del terzo settore per sviluppare progetti più mirati e partecipati. Le residenze sorgono spesso nelle vicinanze di servizi commerciali, assistenziali e scolastici, in aree accessibili dotate di spazi verdi e reti di comunicazione ben strutturate. Attraverso precise convenzioni con l'ente locale, il soggetto promotore si impegna a fornire un programma di sostegno e accompagnamento sociale, gestito in modo uniforme per tutti gli utenti, indipendentemente dalla loro situazione economica. L'ente locale interviene, se necessario, per sostenere le fasce economicamente più deboli. Questo approccio crea un tessuto sociale meno emarginato, facilitando lo sviluppo di forme più avanzate e solidali di coesione sociale.

Data l'importanza centrale assunta dalla questione abitativa, sarebbe quindi essenziale implementare politiche pubbliche più incisive, in grado di rispondere adeguatamente alle mutate esigenze dei modelli abitativi e degli stili di vita, riducendo al contempo la dipendenza dal mercato immobiliare, il quale, in alcuni contesti, ha dimostrato di agire in modo poco regolamentato e spesso indiscriminato.


Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi

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