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Consumo di suolo: il Rapporto ISPRA 2023




Le città sono sempre più calde e non solo per effetto dei cambiamenti climatici.

Secondo il Rapporto 2023 realizzato dall'ISPRA "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici", a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), il consumo di suolo nel nostro Paese sta accelerando in modo preoccupante.

Nel 2022 si è arrivati ad una velocità di 2,4 metri quadrati al secondo di suolo consumato, provocando una copertura artificiale, in soli 12 mesi di 77 km2, di oltre il 10% in più rispetto al 2021.


La continua riduzione delle risorse del suolo e la diminuzione dei benefici ambientali che offre, tra cui la sua capacità di trattenere l'acqua, non accenna a diminuire.

Circa il 13% del consumo complessivo del suolo, corrispondente a circa 900 ettari, avviene nelle aree con una moderata esposizione al rischio idraulico. In queste zone, il 9,3% del territorio è ormai coperto da superfici impermeabili, un valore significativamente superiore alla media nazionale, con un aumento percentuale medio del 0,33%.

Nell'ultimo anno, oltre il 35% del suolo consumato, equivalenti a più di 2.500 ettari, si localizza in zone caratterizzate da un elevato o estremamente elevato rischio sismico. In aggiunta, quasi il 7,5% del suolo consumato, pari a circa 530 ettari, è situato in aree soggette a pericolosità da frana.

In Umbria, la percentuale di consumo di suolo è tendenzialmente stabile rispetto al 2021 e pari al 5,26% rispetto al 5,27% dell'anno precedente. Nel solo 2022 sono stati cementificati 65 ettari di terra, di cui ben 56 nella provincia di Perugia.

Tra i comuni umbri, Perugia, Terni e Corciano sono quelli che hanno visto il maggior consumo di suolo in un solo anno.


La graduatoria delle percentuali di suolo consumato rispetto a quello disponibile per ciascun Comune rivela che Bastia Umbra è in testa con una percentuale estremamente elevata, con il 25,79% della sua superficie convertita in spazi artificiali. Corciano segue con il 14,79%, Terni con il 12,66%, Perugia, che ha meno della metà della copertura di Bastia Umbra, si ferma all'11,33%. Citerna e Deruta si collocano attorno al 10%, mentre Spello, Torgiano, Attigliano e Giove registrano percentuali comprese tra il 9 e l'8% del loro territorio comunale convertito in aree artificiali.

I dati generali confermano l'espansione e la dispersione dell'urbanizzazione da un lato, e la spinta verso una maggiore densificazione delle aree urbane dall'altro, comportando una perdita di spazi naturali all'interno delle nostre città, fondamentali per garantire l'adattamento ai cambiamenti climatici in corso.

Risulta complicato anticipare gli scenari futuri, ma in base a quanto emerge dal Rapporto, se la velocità di trasformazione dovesse rimanere costante nei prossimi anni o se si riuscisse a implementare una graduale riduzione della tendenza su scala nazionale, supponendo una diminuzione del 15% ogni tre anni, ci troveremmo di fronte a un aumento delle superfici artificiali pari a 379 km² prima del raggiungimento dello zero consumo di suolo nel 2030, oppure 851 km² prima del raggiungimento dello zero consumo di suolo nel 2050.


In ogni caso, questi numeri si discosterebbero significativamente dagli obiettivi dell'Agenda 2030. Secondo le proiezioni demografiche infatti, dovremmo invece mirare a un saldo negativo nel consumo di suolo per rispettare tali obiettivi.

Ad accompagnare il Rapporto anche il primo Atlante del consumo di suolo che riunisce le nuove mappe dettagliate del fenomeno a livello nazionale e locale.

In questo contesto infatti, la disponibilità di dati aggiornati e affidabili costituisce una preziosa risorsa per comprendere la portata del fenomeno e attuare strategie di pianificazione mirate e sostenibili.

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