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Dalla resilienza storica alla funzionalità futura. La città dei 15 minuti e il nuovo tessuto urbano



Le città sono sopravvissute a regni e imperi, a rivoluzioni e guerre, alle più diverse crisi e a ogni altra circostanza avversa: come espressione degli abitanti alle sfide del presente e del futuro, si sono dimostrate più resistenti di qualsiasi altra struttura socio-territoriale. La città di domani dovrà essere sempre più funzionale e interattiva, costruita e pensata con immaginazione e creatività, in modo da trovare nuovi modi di tessere relazioni tra le due componenti essenziali della vita cittadina: il tempo e lo spazio”. Da “La città dei 15 minuti” di Carlos Moreno.


Il progetto "La città dei 15 minuti" di Carlos Moreno, urbanista e ricercatore internazionale, propone un modello di urbanistica innovativo, incentrato sulla prossimità e sull'autosufficienza dei quartieri urbani. Questa visione si basa sull'idea che i residenti dovrebbero avere accesso a servizi essenziali come lavoro, istruzione, assistenza sanitaria, commercio e intrattenimento entro un raggio di quindici minuti a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione.

In Europa, città come Parigi hanno adottato questo modello, con la sindaca Anne Hidalgo che ha implementato misure per ridurre la circolazione delle auto e aumentare gli spazi pedonali e ciclabili, ma le risposte a questi interventi non sono state sempre positive.

Lo scorso 18 febbraio 2023, migliaia di cittadini di Oxford hanno protestato contro il piano di mobilità del Consiglio Comunale, definendolo un "piano distopico". I residenti di Oxford temevano che le restrizioni alla circolazione delle auto, implementate tramite un sistema di riconoscimento delle targhe, li avrebbero isolati nei loro quartieri. Il Consiglio Comunale, rappresentato da Duncan Enright, aveva infatti previsto permessi temporanei per l'uso delle automobili, con l'obiettivo di promuovere il trasporto pubblico e ridurre il traffico.




Il concetto di "città in quindici minuti" ha catturato negli ultimi anni l'interesse di esperti e del grande pubblico, innescando un acceso dibattito internazionale, probabilmente amplificato dall'intensa copertura mediatica delle relative iniziative in un periodo di acuta consapevolezza sui temi della mobilità urbana, dell'accesso ai servizi e delle disparità socio-economiche nell'epoca successiva al Covid.

Secondo l'economista americano Edward Glaeser, tale città rappresenta un approccio errato alla politica urbana poiché limita, piuttosto che espandere, le opportunità per i cittadini, generando staticità, esacerbando le disuguaglianze e relegando i gruppi sociali più vulnerabili a un isolamento e segregazione maggiori (Glaeser, 2021). Per Richard Florida, teorico americano di studi urbani e Carlo Ratti, architetto e ingegnere, il modello suggerito da Moreno risulta inappropriato, specialmente per le metropoli statunitensi, che si sono sviluppate seguendo un modello espansivo con periferie estremamente lontane (Florida & Ratti, 2021).

In Italia, città come Milano e Bologna stanno adottando misure simili, abbassando i limiti di velocità a 30 km/h in molti quartieri per migliorare la sicurezza stradale. A Roma, nonostante gli sforzi, molti cittadini si trovano ancora a dipendere dall'uso dell'auto per la mancanza di servizi di prossimità o per la difficoltà di accesso ai mezzi pubblici, mentre la pandemia di COVID-19 ha evidenziato sia la necessità di spazi urbani più vivibili sia le difficoltà nell'attuare rapidamente cambiamenti così radicali. 

La "città dei 15 minuti" non intende limitare la libertà di movimento, ma piuttosto migliorare l'accessibilità ai servizi, ridurre l'uso delle auto e creare comunità più coese e sostenibili, lo stesso Moreno spiega "dal secondo decennio del XXI secolo abbiamo visto la presenza di forze populiste in tutto il mondo che si basano su false idee e teorie del complotto sul cambiamento climatico, sull’origine della pandemia, sui vaccini o altro. Se vogliamo ridurre il ruolo delle automobili individuali nelle città, questo è un argomento importante da discutere. La visione populista descrive la minaccia a un diritto individuale di usare l’auto e la riduzione della libertà, portando molte persone al rifiuto di considerare l’estrema urgenza di cambiare il loro stile di vita quotidiano. Ma la situazione è drammatica e ce ne accorgiamo osservando le statistiche sull’impatto delle emergenze climatiche sulle città, come ondate di calore, inondazioni e inquinamento. Abbiamo urgente bisogno di decarbonizzare riducendo il ruolo dell’auto, per sviluppare più aree verdi, riconquistare spazi pubblici e città prive di inquinamento dell’aria e dell’acqua" . Diverse città nel mondo, come Portland, Buenos Aires, Melbourne, Barcellona e Bogotà, hanno implementato varianti di questo modello, con iniziative che vanno dal miglioramento della mobilità sostenibile alla creazione di spazi pubblici più vivibili. 



I vantaggi di questo modello includono una riduzione del traffico e dell'inquinamento, un incremento della qualità della vita urbana e la promozione di uno stile di vita più salutare. La trasformazione non è un processo semplice, richiede investimenti significativi in infrastrutture e una governance in grado di intercettare i bisogni e saperli calare nella realtà in modo innovativo e dinamico, incoraggiando la creazione di reti e partenariati, coinvolgendo la comunità locale e garantendo la massima inclusione. 

Il recente rapporto "Future Mobility" di Arthur D. Little, sviluppato in collaborazione con POLIS, esplora le potenziali soluzioni per accelerare la transizione verso una mobilità più sostenibile. Lo studio, pubblicato il 12 settembre scorso, identifica otto soluzioni ad alto impatto che potrebbero raddoppiare la quota di mobilità sostenibile, portandola dal 30% al 60% dei chilometri percorsi dai passeggeri (PAX) entro il prossimo decennio. Attualmente, il 70% dei viaggi urbani avviene ancora tramite auto private, contribuendo al 25-40% delle emissioni globali di CO2.

Nonostante i modesti progressi degli ultimi 15 anni, lo studio suggerisce che un'applicazione coordinata di queste otto soluzioni, sostenuta da un’adeguata governance e finanziamenti, potrebbe trasformare il settore della mobilità. Tra le soluzioni proposte si includono l'adozione di politiche climatiche integrate, la promozione di città più accessibili (città dei 15 minuti), l'espansione dei trasporti pubblici, lo sviluppo di nuovi servizi di mobilità condivisa, l'implementazione di sistemi MaaS (Mobility-as-a-Service), l'ottimizzazione dei finanziamenti e una gestione della domanda di mobilità che favorisca l'adozione di comportamenti sostenibili tramite una strategia integrata che combini regolamentazione normativa e campagne di sensibilizzazione. 

Tuttavia, lo studio evidenzia un gap tra l'importanza riconosciuta a queste soluzioni e la reale prontezza dei sistemi di mobilità per implementarle. Per affrontare questa sfida, è necessario un forte coordinamento tra attori pubblici e privati a tutti i livelli e comunità sempre più attive, informate e impegnate.

In Italia, ad esempio, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), sta sviluppando il concetto di prossimità policentrica. Iniziative come l'Osservatorio Globale delle Prossimità Sostenibili di UN Habitat e la rete C40 Cities, di cui fanno parte Roma e Milano, giocano un ruolo chiave nel sostenere città più inclusive e sostenibili.

 

Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi

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