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Jane Jacobs: passeggiare tra le città per un approccio partecipativo

Aggiornamento: 10 giu 2023


(foto: The Architectural Review)

Jane Jacobs è stata un'antropologa, scrittrice e attivista urbana che ha rivoluzionato il modo di pensare e progettare le città. Senza una formazione accademica in architettura o urbanistica, ha scritto nel 1961 il suo libro più famoso, The Death and Life of Great American Cities, in cui ha esposto le sue idee innovative e critiche sul funzionamento, l'evoluzione e il fallimento delle città nord americane.

Il suo nome da ragazza era Jane Isabel Butzner, ma tutti la conoscono semplicemente come Jane Jacobs, dal nome del futuro marito. Nata il 4 maggio 1916 a Scranton, in Pennsylvania, si trasferisce a New York a 18 anni con la sorella Betty, dove inizia a lavorare come segretaria e stenografa. Ben presto si appassiona alla vita e all'economia urbana e comincia a scrivere articoli per diverse riviste, tra cui Vogue, Iron Age e Amerika. Frequenta per due anni la Columbia University, seguendo corsi di varie discipline, ma non ottiene mai una laurea.

A New York conosce anche il suo futuro marito, l'architetto Robert Hyde Jacobs Jr., con cui si sposa nel 1944 e ha tre figli. La famiglia vive nel Greenwich Village, un quartiere che diventerà il simbolo delle sue battaglie per la difesa della diversità e della vitalità urbana. Qui Jane Jacobs osserva da vicino il tessuto sociale e fisico della città, le sue dinamiche, i suoi problemi e le sue potenzialità.

Nel suo libro del 1961, Jacobs critica duramente la visione modernista e funzionalista dell'urbanistica dominante all'epoca, che privilegiava le infrastrutture per le automobili, la demolizione dei quartieri storici e la costruzione di grandi complessi residenziali e si oppone ai progetti dei grandi sviluppatori urbani. Secondo Jacobs, queste pratiche distruggevano la qualità della vita, creando ambienti inospitali, insicuri e omologati.

Jacobs propone invece una visione più umana e organica della città, basata sull'osservazione diretta della realtà e sul coinvolgimento dei cittadini. Per lei, la città è un organismo vivente e complesso, che si sviluppa in modo spontaneo e creativo attraverso le interazioni tra le persone e i luoghi. Per favorire questo processo, Jacobs suggerisce alcuni principi fondamentali: la varietà delle funzioni (residenziali, commerciali, culturali ecc.), la mescolanza delle tipologie edilizie (vecchie e nuove), la densità abitativa (non troppo alta né troppo bassa), la presenza di spazi pubblici (strade, piazze, parchi) frequentati e sorvegliati.

Jacobs non si limita a teorizzare le sue idee, ma le mette in pratica attraverso una intensa attività di attivismo sociale. Si oppone infatti ai progetti di rinnovamento urbano imposti dall'alto dalle autorità pubbliche e dai potenti costruttori privati, guidati dal famigerato Robert Moses. Tra le sue battaglie più note ci sono quella per salvare il Washington Square Park dalla costruzione di una strada sopraelevata e quella per impedire la demolizione di una vasta area del Lower Manhattan per far posto a un'autostrada.



Per queste sue azioni di protesta pacifica ma determinata, Jacobs viene arrestata nel 1968 durante una manifestazione. L'anno successivo decide di trasferirsi con la famiglia a Toronto, in Canada, dove continuerà a scrivere e a partecipare alla vita civica fino alla sua morte nel 2006.

Dal 2007 ogni primo fine settimana di maggio, si svolge in numerose città di tutto il mondo, la manifestazione culturale denominata Jane’s walk. Si tratta di passeggiate libere e gratuite, organizzate localmente, in cui i partecipanti si riuniscono per esplorare, vivere e condividere i loro quartieri. Solo nel 2014, vi hanno preso parte più di 40mila persone, in 134 città, sparse in 6 continenti.

Jane Jacobs ha lasciato un'eredità preziosa per l'architettura e l'urbanistica contemporanea. Le sue idee hanno influenzato generazioni di studiosi, professionisti e cittadini. Il suo approccio critico e partecipativo ha contribuito a promuovere una maggiore consapevolezza e responsabilità verso il nostro ambiente costruito. Il suo esempio ci invita ancora oggi a guardare alle nostre città con occhi curiosi e attenti.



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