Il direttore scientifico di Asvis, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Enrico Giovannini ha recentemente analizzato il panorama economico italiano nella rubrica settimanale di Radio Radicale "Scegliere il futuro" andata in onda venerdì 12 gennaio, offrendo un approfondimento su varie tematiche cruciali. Attraverso un'esplorazione dei dati recentemente pubblicati dall'Istat, Giovannini ha gettato luce su sfide e opportunità che attendono l'Italia nel nuovo anno.
Dal cambio di governo alla fine del 2022, il PIL italiano è rimasto sostanzialmente invariato nel terzo trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, in linea con le oscillazioni riscontrate in altri paesi. Tuttavia, la fotografia dell'economia diventa più complessa quando si considera il reddito disponibile delle famiglie, che, al netto dell'inflazione, ha subito una diminuzione dell'1,2% nonostante un aumento dello 0,8% del PIL nei primi tre trimestri del 2023 rispetto al 2022. Un divario questo, che evidenzia la divergenza tra le prospettive macroeconomiche e la percezione tangibile delle famiglie.
Inoltre, l'analisi dell'Istat rivela una diminuzione della produzione industriale a novembre e una riduzione delle vendite al dettaglio, segnali preoccupanti che proiettano un'ombra sul 2024. La diminuzione in questi settori infatti implica un effetto di trascinamento molto basso dal 2023 al 2024, rendendo cruciale la realizzazione di qualsiasi dato di crescita nel corso dell'anno attuale, senza poter contare su un contributo significativo dell'anno precedente.
Nonostante questo, c'è una nota positiva data, sostiene il direttore dell'Asvis, dall'aumento significativo dell'occupazione con oltre 500mila nuovi posti di lavoro, sebbene la produzione abbia registrato un aumento relativamente modesto. Tuttavia, la fiducia nel settore manifatturiero è in diminuzione a causa del clima internazionale e dell'inflazione, che, sebbene ridotta dalla caduta dei prodotti energetici, continua a influire negativamente sulla percezione del mercato (approfondisci qui).
"Per questo - conclude Giovannini - le politiche economiche devono andare sia a livello nazionale che a livello europeo nella direzione di stimolare lo sviluppo, specialmente in vista delle elezioni del parlamento europeo nel giugno 2024. Il rischio per l'Italia sarebbe quello di arrivare con una situazione economica non brillante, condizione che potrebbe alimentare critiche dannose e tendenze sfavorevoli per la definizione di politiche di sviluppo sostenibile nei prossimi anni".
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Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi
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