L’Italia si colloca al quarto posto tra i Paesi europei per numero di residenti stranieri. Dopo Germania, Spagna e Francia gli stranieri residenti nel nostro Paese nel 2023 superavano i 5,3 milioni, pari a circa il 9% della popolazione totale. Questo incremento è stato trainato da una ripresa dei flussi migratori, la maggior parte dei trasferimenti riguarda l’immigrazione familiare, cresciuta del 16%, mentre è in aumento la cosiddetta immigrazione umanitaria (+20%). Le principali nazionalità presenti restano quelle romena, albanese, marocchina, cinese e ucraina (Fonte:Istat).
Nonostante questi numeri dimostrino l’importanza della popolazione straniera per la tenuta demografica ed economica del Paese, il contesto italiano è segnato da un trattamento spesso ambivalente dei diritti dei migranti. La tendenza politica prevalente è infatti piuttosto orientata al riconoscimento del ruolo funzionale del migrante, ma privo di un pieno riconoscimento sociale.
Il Dossier statistico Immigrazione 2024, curato dal Centro Studi e Ricerche - Idos, fotografa, a questo proposito, una realtà complessa e critica. I dati raccolti sottolineano non solo l’importanza del fenomeno migratorio in Italia, ma evidenziano anche come, in molti casi, le politiche attuali ostacolino l’integrazione di chi arriva, spesso in fuga da conflitti, regimi autoritari o cambiamenti climatici devastanti.
Il primo capitolo del rapporto, dal titolo emblematico “Immigrazione, parola d'ordine: escluderli dai diritti”, analizza la legislazione italiana in materia di cittadinanza, evidenziando come l’ottenimento di diritti fondamentali, incluso l’accesso al welfare, rimanga complesso e limitato per molti migranti. L’assenza di riforme quali lo ius soli e lo ius scholae continua a precludere l’acquisizione di diritti basilari, nonostante la crescente mobilitazione della società civile.
Un tema centrale affrontato nel Dossier è quello dei cosiddetti "Paesi sicuri". Si evidenzia infatti la mancata considerazione delle migrazioni legate ai cambiamenti climatici nell'esame delle richieste di asilo, criticando scelte come l'inserimento dell’Egitto tra i Paesi ritenuti sicuri, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani, e l’assenza di attenzione alle vulnerabilità climatiche di realtà come il Bangladesh. Tale impostazione trascura una visione complessiva delle condizioni socio-politiche e ambientali di queste nazioni, rendendo ancora più difficile garantire un accesso equo e adeguato alla protezione internazionale.
Resta inoltre particolarmente sfavorito l’ingresso al lavoro delle donne straniere che incidono solo per il 41% sul totale dei connazionali occupati. A pesare sulla mancata crescita dell’occupazione regolare straniera sono le norme che prevedono l’inserimento di manodopera aggiuntiva dall’estero. Nel 2023, nell’ambito delle quote previste dal Decreto flussi, solo il 23,5% degli ingressi autorizzati hanno poi ricevuto una convocazione per sottoscrivere il contratto di soggiorno e rilascio del permesso.
L'Umbria, con una popolazione di poco più di 800.000 abitanti, ospita una percentuale significativa di stranieri residenti, che si attesta attorno al 10% della popolazione, consolidando il proprio ruolo all’interno del fenomeno migratorio italiano. Nel contesto regionale, le comunità più rappresentate sono quelle provenienti da Romania, Albania, Marocco e Ucraina, con una particolare concentrazione nelle province di Perugia e Terni.
Il recente report Unioncamere-Anpal, “Lavoratori immigrati – I fabbisogni professionali e formativi”, insieme all’indagine Unioncamere-Infocamere sulle imprese gestite da stranieri, offre uno spaccato significativo sul contributo degli immigrati all’economia regionale e nazionale.
In Umbria, i lavoratori immigrati rappresentano oggi il 19,9% del personale delle aziende, un dato che evidenzia una crescita sostanziale rispetto al 13% del 2018. Questo incremento racconta il ruolo sempre più cruciale nel rispondere alle esigenze produttive di un territorio che, come molte altre regioni italiane, deve affrontare importanti sfide demografiche e la necessità di reperire competenze qualificate. Parallelamente, le imprese gestite da stranieri rappresentano un importante motore economico: sono 9.546 in tutta la regione, di cui 7.230 nella provincia di Perugia e 2.316 in quella di Terni. Con il 10,5% del totale delle imprese umbre, queste realtà, pur leggermente al di sotto della media nazionale dell’11%, testimoniano un’imprenditorialità vivace e determinata, che contribuisce a mantenere dinamico il tessuto economico locale.
Settori come l’agricoltura, l’edilizia e i servizi alla persona si reggono com'è ben noto in buona parte sul lavoro di stranieri. Tuttavia, come evidenziato nel dossier IDOS 2024, solo una minoranza riesce a superare gli ostacoli legati a discriminazione, precarietà lavorativa e difficoltà di integrazione.
L’approccio restrittivo nei confronti dei migranti, crea un circolo vizioso che perpetua l’esclusione sociale. In Italia, il rapporto tra la popolazione residente e quella che vive nei centri d'accoglienza è dello 0,18%, un dato che dimostra come la "pressione migratoria" venga spesso enfatizzata in modo sproporzionato rispetto alla realtà. In Umbria, il fenomeno è ancor più contenuto, ma permangono difficoltà strutturali nell’assicurare politiche di integrazione efficaci.
La mancanza di strategie condivise tra istituzioni e territorio rende complesso il passaggio da una gestione emergenziale a un approccio sistematico, che valorizzi le potenzialità dei migranti.
L’immigrazione, sia a livello nazionale che regionale, rappresenta molto più di un fenomeno da amministrare: è una risorsa strategica per affrontare le sfide demografiche, economiche e sociali del nostro tempo. La questione non si limita alla gestione dei flussi migratori, ma consiste nel costruire una società in grado di adattarsi, includere e valorizzare le diversità. In tale contesto, l’integrazione deve essere considerata parte imprescindibile di una politica strutturale che punti a rafforzare il tessuto sociale e favorire lo sviluppo economico.Occorre andare oltre le narrazioni polarizzanti, investendo in politiche e iniziative che promuovano una partecipazione attiva e inclusiva, trasformando la presenza migrante in un motore di innovazione e progresso condiviso.
Per la Redazione - Chiara Maria Sole Bravi
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